Il 14 agosto del 2018 resterà per sempre una data tragica nella storia d’Italia. Quel giorno, infatti, crollò il ponte Morandi, specificamente il viadotto che si estendeva sopra il torrente Polcevera, collegando i quartieri genovesi di Sampierdarena e Cornigliano. Il crollo costò la vita a 43 persone e ne obbligò 556 ad abbandonare le proprie case. A quasi due anni da questo evento drammatico è stato inaugurato il nuovo ponte, il viadotto Genova San Giorgio, aperto al traffico il 4 agosto 2020.
Il Viadotto Genova San Giorgio è un simbolo di sostenibilità
Molte definizioni sono state date del Viadotto Genova San Giorgio, da subito percepito come il simbolo di una rinascita e di un nuovo modo di intendere le opere pubbliche. “Innovativo” e “sostenibile” sono gli aggettivi più spesso utilizzati per descriverlo. Oltre a collegare in modo strategico il traffico stradale nel territorio della Liguria, infatti, il nuovo viadotto Genova San Giorgio punta a qualificarsi come la prima infrastruttura pensata in base a criteri di sostenibilità. La struttura, disegnata dall’architetto Renzo Piano, si presenta luminosa e perfettamente armonizzata con il paesaggio circostante, grazie alla verniciatura chiara degli elementi d’acciaio che la compongono. Inoltre il viadotto sarà arricchito con tecnologie intelligenti e sostenibili, alimentate da pannelli fotovoltaici, per monitorare in modo costante l’intera costruzione, verificare la necessità di interventi manutentivi in tempo reale e deumidificare gli elementi del viadotto evitando la formazione di condensa salina e il rischio di corrosione.
Iniziare col piede giusto: affidabilità, trasparenza e sostenibilità
L’idea che il viadotto Genova San Giorgio fosse un’infrastruttura unica nel panorama italiano era chiara già molto prima della sua inaugurazione. Lo scopo del progetto – oltre, ovviamente, al ripristino di un collegamento essenziale – era la trasformazione di un momento di grave crisi in un’opportunità, nella possibilità di dimostrare che anche in Italia è possibile operare con criteri di trasparenza e affidabilità e in modo sostenibile. Per questo motivo, quello del nuovo ponte di Genova è stato il primo cantiere “trasparente” del mondo, con webcam attive 24 ore su 24, sette giorni su sette e aperto al pubblico. A diverse scolaresche, infatti, è stato permesso di visitarlo, per scoprire come questo nuovo elemento del paesaggio genovese prendeva forma e con quali tecniche veniva costruito. L’esperienza era arricchita da materiali multimediali interattivi e riprese effettuate con droni da diverse angolazioni, che trasportavano lo spettatore nel vivo della costruzione.
Simbolo di rinascita e ricostruzione
L’inaugurazione del viadotto Genova San Giorgio è stato un evento fortemente simbolico, non solo per la città di Genova, ma per l’Italia intera. In gioco non c’era solo il collegamento, pur indispensabile, attraverso il Polcevera, ma l’idea stessa di rinascita e sviluppo che si vuole applicare al Paese in un momento così delicato della nostra storia – che è reso ancora più cruciale dalla crisi seguita alla pandemia. Questo ponte si erge quindi non solo come una grande opera pubblica, ma anche come richiamo alla nostra capacità di pensare e costruire il futuro in modo sostenibile.