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Come i nomadi digitali creano opportunità nel settore turistico?

Uno dei fenomeni che hanno caratterizzato questi due anni di pandemia è l'evoluzione del nomadismo digitale, passato da tendenza di nicchia a quasi necessità. Non perché ci siano state grandi occasioni di “nomadismo”, in un periodo in cui storicamente si sono ridotti i viaggi, ma perché in moltissimi hanno iniziato a scoprire che il lavoro non è solo quello che si fa in ufficio e che è possibile essere produttivi anche dal divano di casa e raggiungere gli stessi risultati. Ed era inevitabile che qualcuno iniziassi a porsi delle domande. Se, per esempio, si può lavorare davvero bene dal divano o dalla camera da letto, se non c'è bisogno di essere nello stesso edificio con i colleghi, perché si dovrebbe essere nella stessa città? Se possiamo lavorare dal divano o dalla cucina come dall'ufficio, perché non provare a farlo anche da una terrazza sul mare o da una baita in montagna? I nomadi digitali della prima ora, nel frattempo, osservavano divertiti.

 

Il south-working

Una delle prime conseguenze della diffusione fulminea dell'home office, in Italia, è stato il cosiddetto “south working”. Migliaia di giovani professionisti fuori sede, una volta costretti a lavorare da casa, hanno scelto di tornare dalle famiglie, in un percorso che li ha portati per lo più dalle regioni del nord a quelle del sud. Alcuni l'hanno fatto per stare vicino ai propri cari in un momento difficile, magari per assistere un parente, altri semplicemente per poter contare sul costo della vita più basso in un momento di crisi.

Questo stesso fenomeno si è verificato in molti altri paesi del mondo: c'è stata una fuga dalle grandi città verso campagne e periferie, pur senza sostanziali spostamenti in ambito lavorativo. La vita della metropoli ci piace sempre meno e, se possiamo mantenere lo stesso stipendio e una connessione a internet, preferiamo farlo da un'altra parte.

 

Nomadi digitali e turismo

Non stupisce che, non appena è stato possibile viaggiare nuovamente, molti neo-convertiti del nomadismo digitale abbiano applicato le recenti esperienze anche all'idea delle vacanze. Per questo, in molti hanno scelto destinazioni pensate apposta per loro: baite in montagna dove regna la pace più assoluta, ma la connessione a internet è impeccabile, per godere di un soggiorno sostenibile nella natura, lontano dal turismo di massa e dai centri inquinati, per un soggiorno a base di prodotti, culture e tradizioni locali.

La versione sostenibile del nomadismo digitale, però, rifugge alcuni stereotipi della categoria. Niente più viaggi aerei verso destinazioni lontane, niente più grandi strutture residenziali che feriscono il paesaggio di paradisi esotici, ma un turismo locale, sano, sostenibile. Lo smart working diventa smart-trekking, il turismo si fa lento e riporta la dimensione professionale in un contesto in cui ci si rilassa in comunione con la natura, si sperimentano stili di vita a basso impatto, si riscoprono gli affetti e ci si rilassa, anche quando non si può smettere di lavorare.

 

Rifugi sostenibili per professionisti eco-consapevoli

In Italia si stanno moltiplicando, soprattutto nelle località montane, i rifugi pensati per questo tipo di pubblico. Si tratta spesso di strutture esclusive, che coniugano la sostenibilità con un comfort di livello alberghiero, ma coinvolgono comunque gli ospiti in una serie di pratiche pensate per garantire e promuovere la sostenibilità.

Pubblicato il 10-09-2021

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