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Le linee guida della Commissione Europea per diventare consumatori consapevoli

Il dibattito sul cambiamento climatico procede più acceso che mai. E no, non si tratta di dibattere sulla sua origine: ormai sappiamo che a mettere in pericolo il pianeta sono le attività umane. Quello di cui si discute in questo momento è il ruolo delle azioni di ognuno di noi. Davvero possiamo fare qualcosa, anche individualmente, per salvare il pianeta? Ha senso impegnarci personalmente, se sappiamo che la maggior parte delle attività che danneggiano il pianeta e causano il cambiamento climatico sono in realtà legate alla grande industria pesante? La Commissione Europea ritiene di sì e per questo ha pubblicato alcune linee guida su come adottare abitudini più sane, che facciano bene tanto a noi quanto al pianeta, soprattutto – ma non solo – in materia di scelte alimentari.

Come diventare consumatori consapevoli

La prima cosa che dobbiamo tenere presente, quando parliamo di consumo consapevole, è che praticamente nulla di ciò che possiamo acquistare è “neutrale” rispetto al pianeta. Non esistono i prodotti a impatto zero. Tutto ciò che consumiamo, dagli abiti agli alimenti, dai dispositivi elettronici ai cosmetici, viene prodotto utilizzando materie prime la cui estrazione, produzione e lavorazione richiede l’utilizzo di acqua, elettricità e agenti chimici, i quali a loro volta vengono prodotti nello stesso modo. All’estremità finale di ogni filiera ci sono sempre cospicue emissioni di CO2 che contribuiscono a riscaldare il pianeta. Il fatto che non esistano prodotti che non influiscono sull’ambiente, tuttavia, non ci autorizza a ignorare che esistono notevoli differenze fra le tante opzioni che troviamo sugli scaffali dei negozi. Diventa espositore per il settore mobilità

Limitare gli sprechi è il primo passo

Il gesto più semplice che ognuno di noi può compiere per combattere il cambiamento climatico e contrastare l’inquinamento è limitare gli sprechi, acquistando solo ciò che si consuma completamente. Ogni volta che buttiamo via un prodotto alimentare, dovremmo tener presente che stiamo vanificando il suo processo di produzione. Di fatto, stiamo accettando che tonnellate di CO2 siano state immesse nell’atmosfera e che migliaia di metri cubi d’acqua siano stati sprecati per qualcosa che finisce fra i nostri rifiuti senza essere stato utilizzato. Questo vale anche per i dispositivi elettronici, che tendiamo a cambiare molto più rapidamente di quanto non sia necessario, per l’abbigliamento e per qualsiasi altro prodotto. Buttare via qualcosa non è un’azione che dovremmo compiere a cuor leggero. Una buona norma è quella di valutare la possibilità di acquistare meno, di aggiustare, se possibile, i prodotti danneggiati, di riciclare lo stesso oggetto per più usi e di acquistare prodotti di seconda mano, se ne abbiamo la possibilità.

La distribuzione e il trasporto fanno la differenza

Una delle fasi più inquinanti, nella filiera che porta qualsiasi prodotto fra le mani del consumatore, è quella del trasporto. Per questo, quando scegliamo di acquistare qualcosa – per esempio un alimento – dovremmo controllarne l’origine. Il trasporto per via aerea su lunghe distanze genera emissioni di CO2 di gran lunga superiori, per esempio, al trasporto su gomma o su rotaia. Come possiamo sapere se il prodotto che abbiamo fra le mani è stato trasportato in aereo? La soluzione più semplice è acquistare prodotti locali, la cui lavorazione sia stata effettuata in un raggio di 50 km dal punto vendita o almeno all’interno della stessa regione. Nel caso dell’Italia, va detto che praticamente tutti i prodotti nazionali vengono trasportati via terra, quindi si può considerare relativamente sostenibile anche ciò che proviene dalle altre regioni. Se scegliamo invece di acquistare un frutto esotico prodotto in un altro continente, dobbiamo essere consapevoli che, per farlo arrivare fresco sulle nostre tavole, i distributori hanno senza dubbio generato una grande quantità di CO2 e utilizzato enormi quantità di elettricità, acqua e combustibili fossili.

Occhio agli imballaggi: il cambiamento climatico va di pari passo con l’inquinamento

Il nostro pianeta, ormai lo sappiamo, ci sopporta sempre più a fatica. Il problema non sono solo le emissioni di CO2 e particolato che accelerano il cambiamento climatico, ma anche le enormi quantità di plastica che invadono e contaminano gli ecosistemi, con gravi danni alla flora e fauna terrestre e marina. Tutti abbiamo visto le enormi isole di plastica che galleggiano sull’oceano e i corpi degli uccelli marini o dei grandi cetacei abbandonati sulla spiaggia con lo stomaco pieno di accendini, bottiglie e frammenti di confezioni. Cosa possiamo fare per limitare questi fenomeni? Semplice, possiamo scegliere prodotti non imballati o confezionati con materiali biodegradabili come carta e cartone. Molti supermercati offrono la possibilità di acquistare prodotti come cereali, riso, pasta e sapone sfusi, portando da casa il proprio contenitore e pagando il prodotto a peso. Scegliere regolarmente questa opzione riduce i rifiuti non riciclabili.

Pubblicato il 29-10-2020

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